AFG: numeri, lusso, sorriso

Sdt Alberto Battistelli

Perché nelle sfilate di moda non sorridono mai?
Questa è la prima domanda che mi viene spontanea osservando un défilé.

Me ne sorge subito un’altra ancor più evidente:
come mai nonostante la ricchezza molti VIP hanno sorrisi così brutti e innaturali causati dalle protesi dentarie?

Alla prima domanda non è così semplice dare una risposta dall’esterno, ci si chiede se sorridendo, ovvero scoprendo i denti si perderebbe – in alcuni casi – un po’ di fascino? Se così fosse imitare “La Gioconda” risolverebbe il problema per tutti, rimanendo prudentemente a bocca chiusa. Nella seconda invece, le cose stanno certamente in modo diverso. Partiamo da un esperimento con dati tanto assurdi quanto inoppugnabili, perché messi su carta dagli stessi diretti interessati negli ultimi 25 anni. Dentisti e odontotecnici di ogni specie e provenienza, sottoposti da noi a test di riconoscimento dentale (premolare superiore estratto), hanno fornito questo dato: 94% ha sbagliato confondendo quarto con quinto, destro con sinistro, ma anche superiore con inferiore fino a premolare con molare.

Anche sui social si vedono “maestri” con abilità manuali eccelse che però difettano di conoscenza delle regole matematico – geometriche, con cui la natura progetta in modo ripetitivo alcuni aspetti estetici e funzionali dei denti umani normali. Spesso capita – anche in questi casi di vedere gravi errori dove le caratteristiche del den- te di destra stanno a sinistra e vice- versa.

Tanto è, questo è! Il campione è più che attendibile perché il test è stato ripetuto nei congressi, nelle università, nei corsi in Italia e all’estero indif- ferentemente, dal 2000 ad oggi. Forse una persona che vive nel mondo del lusso pensa che questo non possa accadere al suo dentista personale, perché sfoggia uno studio nel cuore della “city”, ostenta “il bello” e via dicendo.

Purtroppo non è così, la location o la gentilezza non c’entrano nulla con certe competenze, anche essere molto esperti di protesi non significa affatto essere esperti denti. Anzi oso dire che di denti sulle protesi se ne vedono pochi! Capsule si, denti no! Da 40 anni esatti insegno e faccio corsi sulla materia e conosco perfet- tamente le ragioni per cui si è giunti a questo. Riflettere sulla realtà cru- da, mi ha portato a studiare per 30 anni i denti, usando il calibro come un sarto usa il centimetro – ragio- nando come lui per taglie anche nei denti – fino a pubblicare un lavoro in 13 lingue (Libro AFG Modelling – Team work media editore) e ottenere nel 2019 un riconoscimento ufficiale dell’Ufficio di Presidenza del Senato della Repubblica, per aver reso AFG una “ECCELLENZA ITALIANA NEL MONDO”, con cerimonia dedicata presso la sala ISMA del Senato stesso in piazza Capranica a Roma. L’obiettivo era e rimane quello di sopperire alle gravi carenze della formazione sull’anatomia dei denti, provenienti da scuole d’oltre oceano e d’oltralpe.

Il cuore delle scuole occidentali sulla forma – in ogni sua espressione – è di origine mediterranea.
L’anima artistica del mediterraneo ispira da sempre i nostri stilisti e questo vale e deve valere anche per le scuole di estetica dentale. Ma non bisogna confondere l’estro con una libertà espressiva priva di progettazione.

Forme dentali innaturali, sintetiche, finte e non funzionali, sono state messe – e ancora lo sono – su libri di scuola o universitari, peggio ancora su riviste scientifiche e insegnate a studenti ignari. Fino all’uscita del libro AFG di cui sopra, non esisteva un testo di anatomia umana dentale normale, paragonabile a quelli di medicina generale, con tanto di misurazioni medie.

Ovvio che qui stiamo parlando del mondo delle protesi dentali e non di quello ortodontico, dove i nume- ri sono sempre esistiti, ma fuori dai denti e non dentro.

Soprattutto non esisteva nulla che definisse i denti in forma astratta, oggettiva, matematico-geometrica e che consentisse a chiunque – paziente compreso – di capire quando una forma è giusta e quando è sbagliata in termini di progetto.

I numeri studiati e estrapolati dalla natura da AFG, sono talmente chiari e semplici che li può capire anche una persona che ha fatto appena la terza elementare, se guidato per esempio con modellini grandi o con le imma- gini 3D di uno scanner orale.

Appare ora più evidente che il VIP che esce da un lussuoso studio con

quel sorriso inguardabile, non ha né lui né i suoi interlocutori medici o tecnici, conoscenza alcuna di cosa è oggettivamente e naturalmente bello e funzionale.

Quando ci si muove guidati dai gu- sti e non dai codici naturali, vince sempre chi ha più “potere”, ma poi a perderci sarà per primo chi ha pagato tanto denaro per un brutto risultato, poi di seguito anche dentista e odontotecnico.

Avere uno studio dentistico nella “Down Town” significa avere una location lussuosa, ma se non si hanno conoscenze oggettivabili e trasferibili questo “lusso” non finisce nel cavo orale del paziente, anzi c’è il rischio che sia il paziente stesso a dominare la scena e rovinarsi con le sue stesse mani.

A mio avviso il paziente va preparato e formato astraendo la forma dei denti in semplici simboli e codici, dove ci si incontra in piccoli numeri e stilizzazioni geometriche, che tutti possono capire (AFG). Non bastano le solite foto o le riviste. Le astrazioni

numeriche non mettono insieme solo i denti tra loro o con il viso del paziente, ma aiutano ad armonizzare il sorriso con il corpo e la personalità fino al modo di vestire. Ecco che allora la Moda e l’Alta Sartoria incontrano la “Sartoria Dentale AFG” e il nuovo sorriso sarà davvero “SU MI- SURA” a 360°.

Qui dentista e odontotecnico con la O maiuscola possono relazionarsi con le altre professioni legate all’estetica e come proposto precedentemente su questa stessa rivista, accedere alle collaborazioni innovative anche con Personal Stylist e consulenti di im- magine.

Il lusso è in questi concetti oggettivi e in queste collaborazioni, non certo nella location o altri orpelli.
Un lavoro per il mondo del lusso non può neanche prevedere un approccio standardizzato e industrializzato nella sua finalizzazione, questo non sarebbe corretto.

Un lavoro di valore deve avere il tocco di “mani sapienti”.

Fonte INFOMEDIX ODONTOIATRIA ITALIANA 4 2024

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